“Riflessione sull’indizio n.17 ‘Blog di Ravasi: San Pietro non ha scritto la Seconda lettera di…Pietro: Lutero si, Tradizione no. Il protestantesimo è ormai metodologico’” di FILIPPO

Caro Investigatore Biblico, 

In merito all’indizio n. 17 riguardante l’autenticità della seconda lettera di Pietro devo dire che ho sempre sottovalutato la questione delle “tre tende” (Marco 9, 5), poiché l’esclamazione di Pietro alla sublime vista delle tre figure sembrerebbe venire sminuita dallo stato di stupore e di spavento in cui si trova. Tuttavia, come anche lei ha sottolineato, il parallelo con la seconda lettera di Pietro potrebbe essere essenziale per confermare la veridicità di quest’ultima e comprendere il senso di quelle parole.

In particolare mi sono soffermato sull’espressione “tenda del corpo” nella seconda lettera di Pietro e ho voluto vedere come la traducono le versioni inglesi. La maggior parte di queste traduce appunto usando: “tent of my body”; tuttavia la Douay-Rheims, generalmente considerata superiore in termini di fedeltà alla dottrina (ricordo che fu elaborata nel 1600 come risposta cattolica alla riforma protestante), riporta l’espressione “tabernacle of my body”.

Analoghe traduzioni si trovano per i rispettivi passi del Vangelo riguardanti la Trasfigurazione.

La traduzione della Douay-Rheims sembrerebbe discostarsi da tutte le altre, che non sembrerebbero sbagliare, poiché applicano la corretta traduzione di tenda dal greco. 

Tuttavia il riferimento a un tabernacolo potrebbe in effetti essere il risultato della cultura ebraica da cui Pietro proveniva. Durante il periodo nel deserto, infatti, il popolo ebraico usava trasportare e allestire in ogni accampamento un tabernacolo, il cui fulcro era appunto la tenda contenente l’arca dell’alleanza.

L’enciclopedia Treccani riporta a tal proposito:

“Il tabernacolo nella religione ebraica.

Fu il santuario portatile degli Ebrei durante la loro peregrinazione nel deserto e durante i primi tempi della loro permanenza in Palestina, fino a che fu costruito da Salomone il tempio di Gerusalemme.

…Il termine ebraico con cui esso è designato più frequentemente è ‘ohel “tenda”, a cui spesso si aggiungono altre specificazioni, come ‘ohel mō‛edh “tenda d’adunanza”, oppure ‘ohel ha‛edhūth “tenda della testimonianza”… 

L’insieme del tabernacolo era costituito di due parti: un recinto sacro o atrio, e una tenda sacra dentro lo spazio racchiuso da questo recinto.

…Questa (la tenda sacra) era considerata come la “dimora” … di Jahvè, dio d’Israele. 

…La tenda, al didentro, era divisa in due parti da un velo, su cui erano raffigurati cherubini ricamati: la sua parte più interna… era detta il “santo dei santi”, e ivi era riposta l’arca dell’alleanza…”

Potrebbe quindi essere avanzata l’ipotesi che Pietro avesse utilizzato il termine “tende” e l’espressione “tenda del corpo” nelle due occasioni sopracitate proprio per suggerire la presenza e la protezione del sacro: i profeti e Cristo stesso durante la Trasfigurazione sul monte Tabor; e il corpo di Pietro stesso, in quanto pervaso dallo Spirito Santo dopo la Pentecoste.

Si potrebbe qui rilevare una nota stonata, ossia: dal momento che la “tenda” ha la funzione di ospitare il santo dei santi, perché costruirne due anche per i profeti Mosè ed Elia?

Forse risiederebbe proprio qui la spiegazione del versetto successivo: “Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento.” (Mc 9,6) 

La condizione di smarrimento dunque potrebbe aver indotto Pietro ad assumere per divine le figure ai lati di Gesù.

D’altronde, di fronte a una simile visione chi non si sentirebbe sopraffatto da una tale bellezza? Che cosa ne sarebbe del nostro intelletto alla vista della perfezione divina?

Filippo